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IL MARE IN TEMPESTA E IL FUOCO
...Il alvoro qui presentatoda Angela Catucci,sposta la fruizione verso la ricerca di quello che è certamente un paesaggio intimista e personalissimo,proustiano.Ella stessa afferma:"paesaggio interiore.Mi piace definire i miei quadri in questo modo.Sono paesaggi,o meglio,sono ispirati a paesaggi,luoghi,paesi lontani.Luoghi che mi sono "entrati nella memoria"...a volte restano lì anche per molto tempo,poi,un suono...,un odore...riportano ad un'immagine ein quel momento nasce un quadro".
Ciononostante,ossia la ricchezza di spinte epifaniche interiori.la pittrice si affida alla forza della monocromia,che mirabilmente varia e veicola a seconda dei suoi soggetti e dei materiali che include nelle sue opere-in questo caso,cemento sabbia e stucco-e che è,però,capace di scendere nelle più profonde strutture della psiche,in primis dell'artistae, successivamente,anche di chi si ferma ad osservare,in maniera scevra da sovrastrutture ontologiche,quest'opera.La materia prende corpo,vigore,diventa essenziale ai fini di una narrazione nuova,che racconta di altri luoghi,di altri sguardi.
Una sorta di "officina del racconto",nella quale la Catucci lavorando sulla materia,analizza e mette in pratica molteplici soluzioni.Il suo mare ,rosso,riconduce ad un'altreità le istanze di equilibrio,forma,colore,spazio,ma non per questo esso è meno tangibile,meno infinito,vero.
Azzurra Immediato [Critico d'arte]
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